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Tav Torino-Lione: confronto decisivo

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A Palazzo Chigi dialogo fra tutte le parti in causa

(Il Nostro Tempo) Torino-Lione; Governo da una parte, comuni della valle di Susa dall’altra. E poi, i vertici di Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino.

Giovedì 28 giugno, a Palazzo Chigi, si riunisce il tavolo politico che dovrà dettare l’agenda a un altro organismo: l’Osservatorio Tecnico presieduto da Mario Virano (ex amministratore delegato Sitaf e consigliere di amministrazione Anas) che, a sua volta, sarà chiamato ad analizzare pro e contro dei progetti (tutti in fase preliminare) sul nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione.

Un tassello importante del cosiddetto “corridoio 5” che, nelle ambiziose intenzioni dei sostenitori, dovrà collegare l’ovest e l’est dell’Europa, da Lisbona a Kiev.

La convocazione del tavolo, annunciata la scorsa settimana dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, è arrivata a quasi sette mesi dalla precedente convocazione dei sindaci valsusini a Roma, avvenuta in tutt’altro clima e non solo perché l’inverno era alle porte.

Quell’incontro, infatti, pose fine a una stagione di grave tensione in valle di Susa, iniziata alla fine di ottobre con l’avvio dei sondaggi geognostici sui monti valsusini nonostante l’opposizione delle amministrazioni e delle popolazioni locali e proseguita con il tentativo di avviare i lavori per lo scavo (lungo tra 7 e 10 km.) del cunicolo esplorativo di Venaus. Un semplice sondaggio per Ltf (la società incaricata di progettare la nuova linea con il megatunnel di 54 km. sotto il Moncenisio), una vera e propria opera decisa senza valutazione di impatto ambientale per gli oppositori della Tav.

Risultato: ripetuti faccia a faccia tra migliaia di manifestanti No Tav (in testa sindaci e amministratori locali) e forze dell’ordine, mandate a “scortare” i tecnici della Cmc, la cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, incaricata di scavare la montagna.

Qualche manganellata di troppo nel cuore della notte, l’area del cantiere “riconquistata” dai manifestanti, una situazione di tensione oltre i limiti della sostenibilità, la valle di Susa diventata ormai un caso nazionale.

Poi l’incontro di Palazzo Chigi, il 10 dicembre, con la sospensione dei lavori, la promessa di un altro incontro e dell’avvio di un Osservatorio Tecnico; più che l’avvio di un confronto, l’inizio di una lunga tregua.

Una tregua “olimpica” prima (occorreva che i Giochi Invernali di Torino 2006 si disputassero in un clima di pace sociale) ed elettorale poi (impossibile per un governo praticare agevolmente un confronto di questo tipo a fine legislatura).

Ed ecco le elezioni con la Casa delle Libertà di Silvio Berlusconi che, per un pugno di voti, cede il Governo del Paese all’Unione di Romano Prodi. E con i partiti della sinistra cosiddetta radicale (Verdi, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani) che veleggiano con percentuali tra il 20 e il 40 per cento nei Comuni maggiormente interessati dai tracciati della Tav.

Proprio con la questione Tav in valle di Susa diventa una (possibile) pietra di inciampo sul cammino del nuovo Esecutivo. Già, perché, sulla materia, il centrosinistra è attraversato da opinioni divergenti e l’Unione è tutt’altro che … unita. . Ds, Margherita e affini sono per il “Sì Tav”, sinistra radicale per il No. Al punto che la Torino-Lione, nelle oltre 280 pagine del programma dell’Unione, non era neppure citata.

Lo stesso Romano Prodi, prima delle elezioni, ai sindaci valsusini scesi a Bologna per incontrarlo nella “Fabbrica del Programma” disse: “Prima di decidere ci confronteremo”.

Adesso, finalmente, il dado è tratto. Il confronto sta per iniziare. Con una quasi certezza: la Torino-Lione, probabilmente, verrà “sfilata” dalla Legge Obiettivo per essere riconsegnata alle procedure “ordinarie” vecchio stampo, con la convocazione delle “conferenze dei servizi” e le valutazioni di tutte le ipotesi in campo, nessuna esclusa.

Intanto l’Osservatorio Tecnico ha il compito di raccogliere e confrontare tutti i dati disponibili su flussi di traffico presenti e futuri, analizzare le criticità dei progetti, valutare ogni alternativa, comprese quelle proposte dalle istituzioni valsusine (e non solo) e dare gli strumenti alla politica (Governo e Parlamento) per decidere. I tempi non dovrebbero essere “eterni”: si parla di due-tre mesi di confronto serrato, per poi chiudere la discussione e decidere.

La stessa convocazione del tavolo è stata accelerata dall’avvicinarsi di una scadenza importante: la conferenza intergovernativa italo-francese, con Romano Prodi e il collega parigino De Villepin che discuteranno insieme ai ministri competenti dei due Paesi tempi e modi di realizzazione della nuova ferrovia.

Una questione, quella della Torino-Lione, che secondo Mario Virano, presidente dell’Osservatorio, è “il classico problema Glocal. Vale a dire “globale” e “locale” insieme. Dove il globale (cioè le ragioni sostenute dall’Europa, dagli Stati e dalle Regioni) non deve usare lo schiacciasassi sul locale. Ma dove le ragioni del locale, non devono ostacolare lo sviluppo globale”.

Il punto è come mettere d’accordo le due parti.

La sfida del tavolo convocato giovedì a Roma, dell’Osservatorio Tecnico e, in ultimo, della politica chiamata a decidere, è proprio questa. Chi la vincerà? Ad oggi una cosa sola è certa: i lavori sono fermi, il cantiere di Venaus, la scorsa settimana, ha visto lo sgombero dei mezzi della ditta incaricata e i prati (forse) stanno per tornare ai contadini per il taglio del fieno. Domani è un altro giorno.

Bruno Andolfatto

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